L’importanza del terzo settore
Un report in cui sono stati messi a confronto i dati dal 2011 al 2016 sull’entità del fenomeno registrava 343mila istituzioni non profit operanti in Italia con un incremento dell’11,6% rispetto a cinque anni prima. Un dato positivo che niente affatto casualmente si inserisce in uno dei periodi più neri dell’economia italiana, in cui evidentemente la richiesta di welfare è salita alle stelle
Nel 2016, le istituzioni non profit attive in Italia sono 343.432 e complessivamente impiegano, alla data del 31 dicembre 2016, 812.706 mila dipendenti. Rispetto al 2015, le istituzioni crescono del 2,1%, i dipendenti del 3,1%; si tratta quindi di un settore che continua ad espandersi nel tempo con tassi di crescita medio annui in linea con il profilo delineato dai censimenti tradizionali.
Nel biennio 2015-2016, le istituzioni crescono di più al Nord-ovest (+3,3%)
Oggi il Terzo Settore performa sei volte meglio del Paese Italia: per questo motivo si può dire che l’economia sociale è da considerare “diversamente solida”. Per massimizzare questo potenziale, i paradigmi dell’Industry 4.0 possono essere applicati con successo, con alcune specifiche, anche al non profit. Sono tre le principali leve strategiche del digitale, applicate al Terzo Settore: la possibilità di gestire meglio gli interventi sul territorio attraverso un monitoraggio più efficace dell’impatto; una gestione più efficace della comunicazione con gli stakeholder; una gestione finanziaria più veloce ed efficace, in termini di fundraising e rendicontazione.
La riforma del terzo settore langue, il volontariato è disprezzato a sua volta e non considerato come una valida risposta (andrebbe protetto invece), tutto si concentra nello Stato. Oggi i CinqueStelle sono statalisti perché non si fidano di ciò che viene gestito direttamente dai cittadini: secondo loro quando questi ultimi si auto-organizzano in qualunque sfera sono da sospettare.
Nella legge di Bilancio mancano gli adeguamenti previsti dalla riforma del 2017. Le norme avevano già avuto l’approvazione delle commissioni di Camera e Senato. Riduzione del 3% delle risorse per il servizio civile: basteranno per poco più di 20mila volontari, meno della metà di quelli avviati nel 2018. Solo 5 miliardi all’Aiuto pubblico allo sviluppo: “La Nota al Def ne prevedeva 5,8”
Ci sono meno risorse per il Fondo interventi del servizio civile nazionale, una scommessa che rischia di essere persa, e deludono le previsioni per la cooperazione allo sviluppo. Ecco alcuni dei nodi che la manovra non è riuscita a sciogliere e che in queste ore stanno suscitando diverse preoccupazioni. A cominciare da quelle manifestate dal Forum del Terzo settore che, nel testo della Legge di Bilancio, non trova riscontro soprattutto rispetto ad alcune richieste sugli adeguamenti della normativa fiscale necessari, secondo il forum, “per l’operatività di oltre 340mila organizzazioni”